Un museo «aperto»

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Di solito quando si pensa a un museo, i termini che saltano subito in mente sono “vecchio”, “antico” ecc. Il nostro museo nella sede del Palazzo De Bassus-Mengotti, invece, è giovane non solo perché compie 30 anni, ma anche e soprattutto perché riesce a rimanere sempre al passo coi tempi e ad aprirsi alle innovazioni e al mondo intero.

30 anni fa
Il 18 maggio 1985 venne inaugurata la nuova sede definitiva del Museo Poschiavino nel Palazzo de Bassus-Mengotti. Il Consiglio di fondazione era così composto: Ferdy Pozzy presidente, Gritli Olgiati curatrice, Dina Previsdomini cassiere, Giovanni Lanfranchi attuario, Riccardo Tognina segretario, nonché i membri Emilia Iseppi, Lino Isepponi e Gustavo Lardi.

La storia dell’Ente Museo Poschiavino (EMP) risale però a 35 anni prima quando un primo comitato, eletto dalla sezione di Poschiavo della Pro Grigioni Italiano, mosse i primi passi per dare alla valle un museo. Venne lanciato un primo appello alla popolazione valligiana per sensibilizzarla a riservare al Museo quegli oggetti vecchi, importanti testimoni della nostra cultura e del nostro passato. Già allora, pur non avendo a disposizione risorse finanziarie, il comitato decise di puntare sul Palazzo de Bassus-Mengotti come futura sede museale. Il percorso di realizzazione della sede attuale fu lungo e laborioso da come si evince dalla lettura dei verbali di quei tempi. Basti dire che l’ultima parte del palazzo fu acquistata nel 1995.

 

Due sedi provvisorie
Nel 1953 fu aperto al pubblico il primo museo provvisorio in tre locali al pianterreno della Casa Torre. Nel 1971 l’EMP cambiò i propri statuti e da società semplice si trasformò in fondazione. L’articolo 3 recita così: «La fondazione ha per scopo la manutenzione, l’amministrazione e il continuo ampliamento delle raccolte dell’EMP. A questo incombe raccogliere e conservare – acquistando e prendendo in deposito – tutto quanto può avere valore storico, artistico e documentario per la Valle di Poschiavo». Nel 1976 la sede provvisoria del museo si trasferì nella casa Olgiati in Plazola. Infine si giunse proprio nel 1985 alla odierna sede definitiva in cui venne incorporata anche la Tessitura Valposchiavo.

 

Il Palazzo De Bassus-Mengotti
Fatto costruire nel 1655 da Tommaso de Bassis (anche Bassi, de Bassus) potente uomo politico di Poschiavo, e passato in seguito alla famiglia Mengotti, il palazzo che ospita il Museo poschiavino ha subìto importanti trasformazioni nel corso dei secoli. Esso si presenta come un edificio di notevole valore artistico e architettonico.

Attualmente nel palazzo si trovano, oltre al museo, anche gli uffici della Polizia e un appartamento nella parte ovest, mentre ad est, in un locale a pianterreno e in parte del primo piano la Tessitura Valposchiavo produce i propri manufatti.

 

30 anni di attività
Durante questi 30 anni, grazie al lavoro e all’impegno di molte persone, il museo ha continuato ad ampliare la propria collezione di oggetti antichi e parallelamente a organizzare esposizioni temporanee e permanenti. Le esposizioni temporanee trattano temi diversi che cambiano di anno in anno: questa varietà permette di catturare l’attenzione e la curiosità di un pubblico eterogeneo. Nel 2015 la mostra temporanea è stata dedicata alla figura del barone Tommaso de Bassus. Mentre tra le mostre permanenti troviamo quella sul mondo agricolo della valle, l’emigrazione, la sala delle armi, le collezioni etrusca e indiana nonché una galleria dedicata alle opere di Fernando Lardelli.

Per il 2016 il Museo poschiavino ha in agenda un programma molto fitto: una mostra temporanea sull’orso M13, una esposizione in omaggio alla figura di Wolfgang Hildesheimer e la trasformazione della Sala delle armi in uno spazio duraturo dedicato alla storia del palazzo e delle famiglie che l’hanno abitato. Tenetevi aggiornati sul nostro sito: www.museoposchiavino.ch.

 

«Apertura»
La sfida maggiore è quella di dimostrare al pubblico che il museo non è qualcosa di statico, stantio e lontano dalla realtà odierna. Tutt’altro: il museo è sempre in evoluzione perché cresce anche fisicamente tramite la raccolta di oggetti. Attorno al museo ruotano molte persone come i sorveglianti, le guide e i visitatori naturalmente, che animano (cioè danno vita) gli spazi espositivi.

Il museo propone spunti di riflessione sul nostro passato per leggere con più chiarezza il mondo di oggi. È un tramite per conoscere noi stessi così da poterci aprire al mondo; in questo modo siamo in grado di entrare in contatto con altre culture, capirle, assimilandone gli insegnamenti per arricchire la nostra.

Il museo conserva, ma non è conservatore. Cura le tradizioni, ma non è tradizionalista. Il museo spalanca le sue porte agli altri, ai bambini come agli anziani, ai visitatori del luogo e alle persone straniere, sempre fiducioso che chi entrerà, uscirà arricchito e più cosciente di se stesso.

Insomma: il nostro è un museo«aperto»!


Per il Museo poschiavino, Domenico Pola

 


 

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