La casa, tipologicamente essenziale, di struttura massiccia, pietra su pietra e un po’ di legno, nella sua arcaica bellezza è il frutto della penuria e fatica dei nostri avi. Quello che si vede è grigio, angusto, primitivo e però anche pittoresco. Nella casa gli spazi sono angusti, le porte e le finestre piccole, proporzionate alle stanze. L’impostazione della facciata è simile agli edifici circostanti; le finestre ceche che completano i ritmi, tuttavia, la distinguono dalle altre, simbolo della famiglia che l’abita e del ceto economico che rappresenta, più agiato per gli introiti delle moliture. La luce entra nelle stanze quieta, in un susseguirsi di luce e ombre.
La distribuzione interna è logica, al pianoterra il mulino con le sue tre macine, al primo piano il “prestino” con il suo forno in muratura per il pane, accanto la “stüa” di buona fattura, foderata in cirmolo ingentilita da armadi e stipi a muro. Uno di questi nasconde un passavivande, usato per farvi passare l’impasto del pane a forma di ciambella, dopo averlo fatto lievitare. Nell’angolo interno, verso il corridoio dal quale è alimentata, è la pigna in sasso. Al secondo piano gli spazi sono divisi da un corridoio centrale accessibile direttamente dall’esterno. Addossato, sul lato occidentale è la parte economica con stalla, fienile e cantine. I mobili e gli oggetti, gli armadi, i letti, le cassapanche un tempo usate per conservare gli alimenti si rifanno alla locale cultura materiale Alle pareticonservare gli alimenti si rifanno alla locale cultura materiale. Alle pareti rappresentazioni di Madonne e Santi che, per usanza si crede proteggano le case e i loro abitanti da ogni sorta di mali.