Per secoli l’agricoltura è stata la base dell’economia locale in Valposchiavo. Gli abitanti erano contadini e producevano in modo autonomo praticamente tutto il necessario alla propria alimentazione. Il Museo poschiavino racconta la storia della civiltà rurale in modo nuovo.
Mostra permanente inaugurata nel giugno 2015
La mostra permanente del Museo poschiavino presenta la tradizione alimentare e agricola della valle. L’allestimento si avvale delle preziose collezioni del Museo, in particolare degli oggetti raccolti da Romerio Zala negli anni Sessanta e che rappresentano circa la metà dell’inventario. La maggior parte degli oltre 800 oggetti erano già esposti nella rimessa al pian terreno del Palazzo de Bassus-Mengotti. Ora il loro numero è stato ridotto mantenendo comunque il carattere enciclopedico della mostra. I vari temi sono stati ordinati per sezioni e messi in maggiore risalto grazie a una nuova scenografia. Una serie di schede – in tutto quasi 20 pagine di testo suddiviso in piccole porzioni – permettono di approfondire i temi e capire quanto è esposto. Territorio, lavoro, prodotti e sapere di un tempo rivivono così nei locali del museo.
Un intervento collettivo
Il progetto è un’opera corale a cui non hanno partecipato solo i volontari del Museo. L’architetto di Milano Fulvia Premoli, una specialista con grande esperienza espositiva, ha organizzato lo spazio e studiato la presentazione. I lavori da falegname ed elettricista sono stati eseguiti da due aziende locali. Anche per i contenuti, le traduzioni e la grafica ci si è avvalsi di collaboratori in valle. Con il giornale online Il Bernina, sono stati realizzati otto ritratti di protagonisti odierni della produzione alimentare; un contributo che permette di vedere come la tradizione si evolve e continua a vivere.
L’oggetto più spettacolare dell’allestimento è la «sclenzula», la slitta caricata con il fieno. Trovare chi sapesse ancora comporre il mazzo di fieno come si faceva una volta non è stato facile; Giovanni Lardelli è però riuscito a comporre una squadra di persone che conosce ancora quest’arte antica. L’esposizione presenta, inoltre, degli elementi decorativi più ludici e tutti da scoprire, realizzati appositamente da Françoise Compagnoni con il locale circolo della maglia.
In collaborazione con il Museo di Tirano è nata poi un’istallazione video che presenta il territorio nello scorrere delle stagioni. I video, che verranno completati entro l’autunno, sono opera di Luca Boriani e Sabrina Basilico. Ai video odierni si associano i filmati storici di Plinio Tognina che ritraggono le attività rurali negli anni Sessanta.
Più vicini al pubblico
L’impegno del Museo è stato importante: parallelamente al nuovo allestimento dei due locali al pianterreno del Palazzo de Bassus-Mengotti è stata completamente rinnovata anche la «curt» all’ingresso; il museo dispone così di uno nuovo spazio d’accoglienza al passo con i tempi. Il cambiamento del paradigma espositivo è dovuto al passaggio generazionale: la maggior parte dei visitatori, anche quelli indigeni, non conosce ormai più gli oggetti della tradizione e il significato a loro legato. Ma le nuove generazioni hanno anche un rapporto diverso con filmati e supporti digitali. Per questo nel nuovo allestimento si è posto l’accento sulla mediazione: con illustrazioni, postazioni video e testi da scoprire, si spiegano processi, ingredienti e specificità locali della civiltà del passato.
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