Camicie e calzettoni cercansi!

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A inizio gennaio in giugno aprirà la nuova mostra del Museo poschiavino dedicata alla storia del tessuto e della moda in valle. Al mosaico manca però ancora un tassello importante. Ma forse c’è qualcuno che ci potrà aiutare…

In tempi ormai lontani si produceva tutto in casa, grazie ad un sapere trasmesso da madre in figlia. Ma da allora sono cambiate tante cose. Oggi a cucire i nostri jeans sono delle anonime mani in Turchia, le magliette arrivano dal Bangladesh. Questa trasformazione è l’ordito della mostra che il Museo sta preparando.

Ma c’è stata una stagione in cui anche in valle la produzione tessile industriale e semindustriale ebbe una sua importanza. Lo sviluppo iniziò nel 1929 con la creazione della scuola professionale. Già dal primo anno di corsi furono formate delle sarte, ma dopo il diploma mancavano le opportunità lavorative. Un ruolo importante in questo senso l’ha avuto l’esercito, che con dei programmi di sostegno regionale, affidava la produzione di parte dell’equipaggiamento a zone economicamente meno favorite. Così, piccole fabbriche nelle regioni di montagna ottenevano degli incarichi. C’erano poi anche molte donne, anche in valle, che potevano sferruzzare a casa, producendo calze per i soldati svizzeri.

Dalla Camiceria Poschiavo…

Ma questa attività, spesso intesa come reddito accessorio, non bastava. Sulle colonne del Grigione Italiano si leggeva dell’apprensione che suscitava la partenza in massa delle giovani donne in cerca di lavoro oltralpe.

Nel 1953, aprì i battenti un primo vero atelier di produzione tessile. Si trattava della “Camiceria Poschiavo, Laim & Fleischmann”, che aveva la sua prima sede al pian terreno del Ginnasio Menghini. Il Grigione Italiano auspicava da subito che “questa modesta industria possa prendere piede nel nostro paese”.

I locali scelti evidenziavano il ruolo avuto dalla Chiesa cattolica in questa iniziativa, in particolare del prevosto di San Vittore don Arturo Lardi, cappellano militare e già prefetto del collegio Maria Hilf di Svitto. Pochi anni dopo l’attività si espanse trovando una nuova sede al pian terreno in uno stabile del Viale della stazione; la produzione arrivò a occupare fino a 35 cucitrici.

… alla Maglieria poschiavina

Solo in un secondo tempo arrivò poi la Maglieria poschiavina SA che iniziò la sua attività nel 1963. Si trattava di una filiale della Vollmoeller di Uster che produceva per licenza i prodotti di biancheria dell’americana Jockey.

La camiceria terminò la sua attività nel 1967, la Jockey invece continuò la sua fase di espansione, ma si avvicinò al confine, costruendo una nuova sede a Zalende nel 1972; a Poschiavo lavoravano 40 cucitrici, nella nuova sede fino a 100 nuove impiegate. L’obiettivo era quello di reclutare anche personale d’oltre frontiera che, grazie al recente crollo della lira, rimaneva interessato a lavorare in un settore dai margini e salari minimi. Nel 2000 poi l’amara comunicazione: la produzione in valle non era più redditi e nel 2003 anche questa società è stata liquidata.

L’appello del Museo

La mostra del Palazzo de Bassus-Mengotti vuole dare uno spazio a questa importante pagina di storia economica locale. Ma oltre ai fatti sarebbe bello anche conoscere i prodotti! Sarebbe bello poter esporre una camicia prodotta a Poschiavo, dei calzettoni militari, dimenticati magari in un cassetto, o delle confezioni originali della biancheria di Zalende. Chi ci potesse aiutare è pregato di rivolgersi alla curatrice del Museo, Santina Bolandrini 079/ 363 57 72, o info@museoposchiavino.ch. Grazie!

Museo poschiavino

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